sabato 18 ottobre 2008

ANNA MOLLY _II_Cap

Ormai l’ossessione era diventata tale da dover essere sfogata in qualche modo, ma parlare non era mai stato il suo forte, né tanto meno esternare le emozioni.
Scriveva:

“Sono qui seduta in camera mia, sola.
In casa non c’è nessuno, la mia stanza è piena di noia e solo la musica può in qualche modo dare sollievo a questa solitudine.
La solitudine è la terapia di chi cerca di soffocare i propri pensieri negativi, ma spesso più che fare bene porta ad una vera e propria desolazione dell’essere, che può presentarsi in apparenza normale e sincero, ma non appena le luci puntate su di lui si dissolvono ecco la mutazione.
Un ampio manto nero si scioglie sulla persona che di nuovo cade, come chi brancola nel buio, in un buco detto solitudine. Io credo di essere una ragazza che sa stare ad ogni tipo di gioco, scherzo e situazione, so adeguarmi, ma poi appena l’attenzione finisce e scompare lentamente, si ritrova sola ad analizzare tutto ciò che è stato fatto e detto.
Una brutta abitudine questa che forse porterà non solo malinconia e nostalgia dei momenti felici che ormai sono svaniti, senza la giustificazione di qualcuno che ti possa spiegare perché certe cose debbono accadere.
Al momento è Alanise che cerca di svagarmi un po’ e ci sta riuscendo anche se continuano a venirmi in mente momenti, situazioni che vorrei rivivere o che forse è meglio dimenticare, e la mia mente e il mio animo soffrono per l’abbandono.
Mi sento sola, ma a quanto pare è soprattutto quando vorresti che qualcuno di speciale, e che ti reputi tale, ti sia vicino.
Ecco fatto, ora sono contenta, l’ho fatto, l’ho detto a me stessa”.

Non aveva tanta voglia di starsene chiusa in casa, soprattutto da sola, ma gli impegni erano diversi e lo studio ci metteva del suo.
La solitudine non solo la portava a riflettere, ma anche a crogiolarsi in quelle che erano state le sue esperienze più belle e significative e voleva riviverle, direi cosa quasi impossibile. Ecco che allora la solitudine diventava pesantezza e malessere dove ciò che contava era solo lei in quel momento, ed era per quel motivo che, in mezzo alla gente, voleva essere al centro dell’attenzione.
In quei momenti di solitudine si immergeva nella musica che più la aggradava.
Sì, Anna Molly aveva nella testa le note di una miriade di canzoni. Conosceva qualunque cosa a proposito di cantanti, gruppi sconosciuti, e amava barcamenarsi in generi che sentiva qua e là alla radio o leggeva sulle riviste, rigorosamente musicali.
Ogni giorno scaricava mp3 che ascoltava e riascoltava per capire cosa potessero trasmetterle.
Una volta era talmente famelica di canzoni che per ognuna cercava il testo, e se erano in inglese le traduceva. Forse era anche quello un modo per estraniarsi da quello che la circondava.
Anche se la porta della sua camera rimaneva sempre aperta.

“Finisco il mio ultimo desiderio di vita sfondando in ciò che per me era sempre stato falso ed ipocrita, ma che ho capito essere l’unico modo di entrare in contatto con quella strana gente che non fa parte del mio mondo che solo io vivo da normale.
Andata e ritorno, un viaggio pazzesco in un tunnel di lusso che porta da nessuna parte e fa tramontare per qualche momento quel te stesso che non ti piace.
Senza scopo fuggo da un’incertezza che corrode la mia anima, non sapendo che l’intimità del mio terrore porterà solo un assillo per me stessa, arriverà al limite della sopportazione.
Trasportata dall’effetto di qualcosa di cercato e mai trovato, considerato come mio unico atterraggio”.

C’era un momento in cui Anna Molly era talmente chiusa in sé stessa che nemmeno lei riusciva ad avere un rapporto con la sua vita. Tutto le sembrava strano ed anche chi la circondava sarebbe stato incomprensivo nei suoi confronti, dato che lei non dava a vedere la sua sofferenza.
Era convinta di poter controllare tutta quella sensazione che la invadeva, ma probabilmente non sapeva a cosa stesse andando incontro.
Il tempo passava, la situazione non era ancora tragica ma poteva diventarlo se non avesse ricorso a qualche riparo, si stava autodistruggendo.
Era arrivata al punto tale da giudicarsi in base a come gli altri giudicavano chi passasse loro vicino.
In alcuni momenti cercava di rinsavire facendosi un po’ di coraggio, ma era abbastanza debole da poter ricadere nei trabocchetti della sua stessa mente.

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