sabato 29 novembre 2008

Pennellate

Ma io che cosa ne so dei problemi degli altri, delle tragedie che affliggono l'umanità. Cosa ne so dei cinesi, dei suici di massa, dei delfini che affogano dentro buste di plastica.

E tu a raccontarmi di catastrofi in tv, di giornali, opinionisti, ma che ne so, dei tuoi problemi, di giovani alcolisti, di percentuali e schemi, di carceri affollate, di turni massacranti, la flessibilità, di reni che si spezzano, di miliardi sputtanati ogni anno in psicofarmaci, di embrioni sottovetro, referendum boicottati, della fuga dei cervelli e della diserzione del mio, l'apertura dei bordelli dopo secoli d'oblio. Di oblio. Oblio.

Ma che cosa so dei tossici che aspettano negli angoli dosi di carità, dei treni dagli orari incomprensibili, della paura di morire congelati, della fame degli stracci, dei preti pedofili, delle stragi dei treni dagli autori indicibili, dei papponi albanesi.

Forse è colpa delle regole del vivere civile, come avere sempre qualcosa di sensato da dire.

venerdì 28 novembre 2008

ANNA MOLLY_VI_Cap

“Un altro giorno è passato, un’altra apatica presenza di me in questo mondo ha fatto la sua deludente apparizione.
Mi sento proprio inutile, non mi sopporto quando penso queste cose, ma provo questo!
Vorrei solo trovare la forza di reagire. E come se non bastasse odio non essere presa in considerazione da chi mi interessa, che non mostra la minima reciprocità.
Mi basterebbe anche solo conoscerla la persona, senza concluderci chissà che, queste cose le conosco solo io? È proprio vero che “..la vita ti prende soltanto alle spalle…e sei ancora troppo stanco per ricominciare”, non ce la farei mai in questo momento.
Lo stare da sola mi fa fare delle riflessioni lunghe e tristi, di conseguenza mi butto giù pesantemente, senza via d’uscita che possa seriamente liberarmi, ho voglia di qualcosa di nuovo…
Avrei solo voglia di volare, un salto nel vuoto, la mente perduta, non un ostacolo, solo uno schianto per una libertà desiderata e mai raggiunta”.

Anna Molly aveva sempre avuto una fissa per le cose estreme, esperienze per poter misurare le sue possibilità, e cercare di capire i suoi limiti fisici e psicologici. Una sfida contro sé stessa per dimostrarsi che aveva delle caratteristiche uniche e per questo sentirsi meglio.
Cercava scariche di adrenalina che la portassero a provare nuove emozioni che scatenassero ancora la sua voglia di vivere e voglia di vincere la sensazione di vuoto che aveva giorno dopo giorno.
La stupida soluzione era la stessa, lo sfogo improponibile che solo lei nelle sue ore di solitudine conosceva, e allora prendeva la sua “dose” e si liberava.
Tante volte aveva voglia di scappare, addirittura di casa. Non aveva mai preparato le valige, ma faceva delle fughe per ore e non tornava per stare sola, sempre sola e non vedersi.
Molly non aveva mai pensato ad andarsene perché non voleva abbandonare Margaret, sapeva della sua fragilità, dietro quella pseudo autorità che dava a vedere.
Aveva passato dei giorni a sentirsi rifiutata e non considerata, questo la esasperava e dava la colpa solo ed esclusivamente a sé.

“Ho deciso di scrivere perché mi stavo facendo alcune domande su quello che mi sta accadendo, ma sto veramente reagendo alla mia fottuta voglia di deprimermi? Sto veramente facendomi forza per uscirne in modo ormai non più incolume? Le risposte le trovo man mano che passa il tempo.
Sento che devo cambiare questa maledettissima testa che non ha più spazio per crescere ed è per questo motivo che sta male, ha voglia di respirare qualcosa di nuovo e pulito!
Non so cosa mi riserva la vita ma il mio futuro deve cominciare a starmi a cuore perché quello che verrà dopo sarà sempre parte di me. Il mio futuro sono io adesso, devo far tacere questo rumore silenzioso, che ovatta il mio poter fare ciò che voglio!
Fatto sta che il lavoro è lungo e non toglie la necessità dell’ausilio di qualcuno.
mi manca quel senso di voler essere sicuri che c’è qualcuno che ti sta pensando in un certo istante e che vorrebbe esserti vicino. Qualcuno che ti sta nella testa giorno e notte che non vuoi mai lasciar andare.
Tra tutte le conclusioni che ho potuto trarre durante questa mia modesta vita, di certo speravo di non trarne una come questa! Spieghiamo altrimenti non si capisce di cosa sto parlando.
Diciamo che ultimamente non mene sta andando una per il verso giusto, sotto qualunque punto di vista, sentimentale e di studio, e addirittura con il gioco sono sfigata.
C’ho la sfiga nera che mi svolazza intorno! Non una persona che mi caghi, non un esame che venga passato, non un cazzo di solitario che mi venga! Sono proprio tristissima oggi.
Un po’ per il giorno, un po’ perché domani ho un esame ma so già che non lo passerò, a priori, perché tanto con la sfiga che mi ritrovo sbaglio anche nelle cazzate!
Mi sento male, e quando sto male, non rispondo delle mie azioni e faccio quello che non devo quando sono sola.
Non so più cosa fare, tutta la spinta che avevo si sta lentamente spegnendo, non una da parte mia, né da parte di qualcuno che ti dica dai che ce la puoi fare ‘fatti forza che la prossima volta va meglio, dai che tanto sai di esserti impegnata, vedrai che sarà più facile’.
Non una pacca sulla spalla a darti conforto e supporto. Sembra che tutto quello che si racconti, lo si racconti solo per aprire bocca e dare fiato, non sapendo che dietro ogni discorso, c’è un segnale che va colto in qualche modo, che va percepito se si vuole comprendere, aiutare o stare al gioco di quella persona.
Non capisco come questa cosa possa essere tanto complicata, quando a me invece viene praticamente naturale.
La sensibilità spesso è un pregio, ma a me viene solo da sentirla come un difetto e come un peso.
Forse è per questo che intorno a me ho costruito una fortezza impenetrabile, dal momento che se viene abbattuta potrei crollare in tutta la mia fragilità. Ma fino a quando questa sensibilità riamane in me in questo modo, corro sempre il rischio di una implosione, e lo so cadrò dentro, fino al collasso.”

sabato 22 novembre 2008

ANNA MOLLY_V_Cap

“Per quale motivo ogni volta che provo a fare una cosa a cui tengo devo sempre sudarmela il triplo degli altri?
Non mi sembra affatto giusto nei miei confronti, maledizione!
Non ho il tempo di pensarla che non appena la metto in atto mi ritrovo la delusione e basta.
Non cerco gratificazioni per quello che faccio, ma solo una semplice riuscita personale, che possa ridarmi un po’ di quella autostima che da tempo non riesco più a vedere due mesi a questa parte.
L’unico conforto è che stando da sola non faccio pesare tutto ciò che ho dentro e quelli che mi stanno intorno, soprattutto quelli di casa ai quali non voglio dare altri dispiaceri.
Purtroppo ho questi stupidi sensi di colpa che ogni tanto tornano a galla e che cerco di sopprimere, ma invano perché loro sono già qui nel momento in cui decido di non pensarci.
Aspetto qualcuno, e sottolineo qualcuno, che possa liberarmi, perché è solo questo potrà occupare la mia mente e scacciare quella malattia che tanto mi affligge, solitudine e depressione.
Forse è quello che cercano un po’ tutti, ma io lo desidero più di ogni altra cosa, dato che il resto delle cose riescono meglio quando sono di buon umore.
Preferirei scappare da me stessa quando mi sento in questo modo, in quanto rischio sempre di farmi del male in queste occasioni di perdita di senno, perché di questo si tratta.
Cerco di fantasticare sulle cose belle che possono accadermi, ma di punto in bianco penso a quelle parti negative di cui sono fatte.
Una parte di me cerca conforto in me stessa, l’altra parte si dimena nel cercare di deprimersi sempre di più, fino a sfociare in quell’orribile e ripetuta vicenda che non sopporto ma che mi fa stare meglio perché mi libera.
Tristemente parlando, ciò mi accade anche ultimamente per mia stupida disattenzione verso la mia persona, che dovrei controllare più severamente di quanto non stia facendo.
Sempre più spesso mi viene la voglia di cominciare a fumare perché mi libererebbe, ma non voglio, perché devo essere forte per me stessa. Ma perché in questo frangente riesco a dire di no e nell’altro lo trovo così difficile?
Perché qui riesco a fermarmi e nell’altro quasi non vedo l’ora che succeda?
Lo so sono terribilmente malata, ma non so come curarmi. Cerco di tenermi impegnata, occupata, ma poi quando mi fermo…ecco che ritornano gli strani pensieri che occultano la mia povera testa e non parlo solo della ragione ma anche del mio stato d’animo, assetato di libertà da questa angoscia straziante.
Finisco sempre col sentirmi meglio, ma peggio allo stesso tempo, perché penso di essermi liberata di un peso, ma che dopo poco si ripresenta.
So che il mio modo di essere potrebbe comportare dei seri problemi nella mia vita sociale, specialmente per quanto riguarda il mio rapporto con i ragazzi, non so perché ma mi rimane estremamente difficile riuscire a coinvolgermi in qualcosa che possa essere qualcosa più di una semplice uscita o due bacetti.
Spesso mi viene da pensare che forse sto meglio da sola, ma poi quando guardo chi è felicemente accompagnato, mi viene una nostalgia, malinconia, odio verso me stessa perché non riesco ad avere quello che hanno loro di così meraviglioso!
Non so, mi capita anche di provare affetto per persone lontane da me, profondo affetto, ma poi quando queste si avvicinano, è come se la cosa si fosse risolta e dopo quel periodo magnifico passato insieme, crolla tutto di nuovo, come se non ci fosse stato nulla, tutto come prima, e giù che crollo di nuovo!
La tristezza mi trascina via e potrei anche morire di depressione nella mente e nello spirito, una sensazione all’estremo delle forze che non dà neppure la spinta di reagire, solo un bisogno di sopprimere tutta quella tempesta di disagi e crisi.”

Anna Molly non aveva mai avuto problemi nelle relazioni con l’altro sesso, anzi ne aveva molti di spasimanti che la reputavano una ragazza affabile, con charm, e a lei piaceva atteggiarsi in quanto tale. Non era una che teneva le distanze, ma certamente badava bene a non fare la prima mossa.
La sua era una tattica che le piaceva, funzionava, ma nonostante tutto non riusciva a trovare una sorta di pace interiore con chiunque la avvicinasse e provasse ad addentrarsi in quell’anima-labirinto.
A volte non si rendeva nemmeno conto di quando stava seducendo qualcuno, la sua audacia nell’intrattenere spingeva chi le stava di fronte a compiere sempre il primo passo per provarci.
Certo a quel punto poteva essere reputata una stronza se non ci stava, ma d’altronde se non avesse dato ad intendere che non ci sarebbe stata si poteva rimanere male al suo NO.
Cercava qualcuno in quel momento ma nemmeno lei sapeva bene chi. Si sentiva abbandonata in qualche modo, e di questo ne soffriva talmente tanto da dover reprimere questa sensazione, per non dare nell’occhio la sua fragilità. Lei doveva essere perfetta, non poteva permettersi una simile distrazione.
Purtroppo la distrazione la commetteva nei suoi confronti, occupando i momenti di depressione con assurde situazioni di autodelezione, non si sopportava quando stava così e l’unico modo per sentirsi meglio, e aggirare l’ostacolo, era prendere la via del cesso.
Alcune volte spariva anche sotto le coperte perché il suo corpo e la sa testa si facevano troppo pesanti per lo sforzo e si addormentava esanime.
Al risveglio stava bene, come nulla fosse successo la vita continuava.
Molly sapeva come distrarsi, ma bastava un minuto per farla ripiombare nella sua paura e insicurezza.
Aveva una semplice creatività che sfoggiava solo per sè stessa. Tutte le sue “invenzioni” rimanevano segregate in camera, non una veniva fatta notare, pensava sempre che fossero terribilmente inutili e impietosamente assecondate.
Cercava sempre un senso per tutto quello che faceva; diceva sempre: “Nulla succede per caso, lo sai?”. Aveva questa convinzione, per qualunque cosa accadesse lei trovava sempre una maledettissima motivazione e le conseguenze positive che potevano portare. Ora che ci penso solo in quel frangente riusciva a vedere un barlume di speranza e chiarezza.

mercoledì 19 novembre 2008

La fitta sassaiola dell'ingiuria

C'é chi mi vuole folle, chi follemente spera che toppi in carriera
da sera a mattina si ostina, ficca aghi nella mia bambolina
mina la via che l'anima mia cammina, mi pedina
il fatto é che se sfuggo alla logica tragica é la fine che mi si propina.
L'acqua che butti sul mio fuoco diventa benzina
ogni insulto manichino per la mia vetrina
sappi che la mia dottrina se ne fotte di chi sta dopo e chi prima.
Chi mi stima mi istiga a stilare 'sti suoni, 'sti versi e 'sti ca..
godo se penso all'amaro che mastica chi pronostica la fine della mia vitalità.

Fonda la tua gloria sull'ingiuria, lavati i denti col seltz come Furia
smile, siamo in aria, canta vittoria, ma io ti sputerò come un seme d'anguria.
C'é penuria di muri adibiti alla memoria, pura vanagloria
fa male come un dente che si caria il mio debole per le vittime della storia
le hanno odiate, umiliate, lasciate alla sorte per fargli la corte dopo la morte.
Mi faccio forte di un simile supplizio ed é per questo che schivo ogni giudizio
ho la riflessione come vizio, il mio fine é di fare di ogni fine un buon inizio
mi sazio di un dizionario vario più dei santi del calendario.

Mi piace sapermi diverso, piacere perverso che riverso in versi
su fogli sparsi, nei capoversi dei giorni persi nei miei rimorsi.
Che cosa c'é da aspettarsi da chi come me non sa adeguarsi a sette
mafiette, etichette e se tutti fanno lui smette?
Chi manomette le tette della scultura, ne ignora l'amore e la cura
ciocca meno ciocca mi son fatto sta capigliatura
come un tiranno fra le mura non ho paura.

giovedì 13 novembre 2008

Il volo delle anatre a rovescio

Se ci fossimo conosciuti in un altro posto o in un altro modo saremmo sicuramente diventati amici, doveva essere qualcuno con parecchie cose da raccontare. Ma lui voleva distruggere l'Occidente ed io ero l'Occidente.
L'Occidente è un vecchio figlio di puttana con ancora voglia di menare e mani.
L'Occidente è un vecchio figlio di puttana con giovani donne e le loro dichiarazioni d'amore. L'Occidente è un vecchio figlio di puttana che combatte con il sole sempre alle spalle, da Agamennone a John Wayne.
Bevemmo caffè solubile. Non so perchè ma il caffè solubile si beve facendo qualcos'altro. Guardammo fuori. Automobili. Gente con la borsa del supermercato. Un autobus.
"Sai qual è la cosa strana di quando guardi il mondo da dietro la finestra?" disse lui.
"Qual è?".
"Decidere da che parte sta l'acquario".
Bevve un sorso di caffè come per dare profondità al pensiero.
"Stronzate. Rompi il vetro e vedi se l'acqua entra o esce".
Si fermò con la tazza tra le mani. "Com'è che hai sempre le risposte?"
"Perchè ogni problema è un problema di linguaggio".
"Sei troppo intelligente per essere un poliziotto".

lunedì 10 novembre 2008

Considerazioni di merda

Sono diversi giorni che ho il cervello paralizzato.
Accendo la tv, la cosa meno appropriata in questi casi, e non riesco nemmeno a capire che cazzo dicono, talmente la demenza che anche la mia parte cerebrale più attiva si rifiuta di comprendere.
Cambio ripetutamente, Zapping a random..ci rinuncio.
Anche quando mi sveglio la mattina non ho ben chiaro cosa ho intenzione di fare, mi guardo i telegiornali e poi cerco di scrivere per accelerare il processo di attivazione delle sinapsi. Nulla. Non una minima riga da scrivere. Mi incazzo quando è così, perchè significa che non c'è uno stimolo che inneschi in me la voglia di sviscerare maledette parole. Ultimamente le uniche cose che mi vengono da buttar giù sono critiche polemiche, rabbia odio verso tutto quello che vedo e che sento, ma mi rendo conto che servono a ben poco considerando l'aria che tira.
Non capisco, non capisco proprio come si possa essere così assuefatti da una società di merda. Ecco che ricomincio con le critiche, ma facciamo che sono solo considerazioni.
Insomma, secondo me abbiamo respirato talmente tanta puzza, di qualunque provanienza, che ormai non ci accorgiamo nemmeno che esista, e se ne vengono fuori delle nuove ci sembrano meno gravi della prima e allora ci abituiamo anche a quelle.
MERDA MERDA MERDA, SOLO TANTISSIMA E PUZZOLENTISSIMA MERDA!
Si può vivere nella merda??
C'è chi ci riesce purtroppo, solo perchè sa come trasformarla in oro...
Spero solo che prima o poi ne abbiano talmente tanta da spalare che dovranno mangiarsela per farla sparire...

Oh che bello a qnt pare il mo cervello è tornato a funzionare, forse perchè si è SPURGATO di quello che ha accumulato da diversi giorni.

mercoledì 5 novembre 2008

Gennaio 2001


L'altra sera sono stato al cinema con il mio amico Picci. Ho visto un film bellissimo. Indiano. Si chiamava Uttara. La storia era così. I protagonisti sono due amici che fanno i casellanti in un posto sperduto. Di notte si siedono accanto ai binari e chiacchierano. Uno dice qualcosa come:"E' bello stare qui con te. Prima stavo a un altro casello. Da solo. E allora di sera parlavo con i binari. Mi dicevano che erano molto tristi perchè stavano insieme da anni ma non si erano mai potuti incontrare". Che bello.
Dopo il film siamo andati a mangiare un panino. Sedute al tavolo accanto c'erano due ragazze. Una ha detto all'altra:"Sai cosa dice la gamba destra di Cesare dei Lunapop alla sinistra? C'è qualcosa di grande tra di noi".
Ed è stato lì, in quel preciso momento, che ho capito qual è la differenza fra l'Oriente e l'Occidente.
[...]
La globalizzazione. Tutti conoscono la tristezza della globalizzazione. I bambini che cuciono palloni con cui giocano gli immigrati clandestini nei cortili dei centri d'accoglienza costruiti di fronte ai McDonald's di tutto il mondo. Ma c'è qualcosa che è ancora più crudele della globalizzazione: è il sorriso della globalizzazione. Per esempio l'altro giorno stavo alla mia scrivania quando è arrivata una ragazza che lavora a Mtv e mi ha detto che c'era un'altra ragazza, Juanita, che voleva conoscermi. "Cacchio" ho pensato, "Juanita". Ho immaginato palme tropicali con la colonna sonora di Guantanamera, Juanita Guantanamera...E invece no. In America Latina hanno fatto un concorso legato ad un prodotto: vinci un viaggio in Europa a visitare tutte le sedi di Mtv. Lei dunque voleva conoscermi per contratto. Le hanno detto che voleva conoscermi e lei voleva conoscermi. E io mi sono inorgoglito,ha fatto così tanti chilometri per venire da me. Che bello. Che emozione.
Arriva Juanita. Juanita è una ragazza simpatica e un pò grassottella. Juanita mi guarda e mi dice due cose:"Grazie". E poi."Grazie.Ci stiamo divertendo moltissimo". Ma come? Sei in periferia a Milano in mezzo ad un ufficio con trenta persone che urlano, Ricky Martin a manetta, ti portano a conoscere me, pallido, con le occhiaia, che sto scrivendo al mio computer e tu mi ringrazi?
E allora ho capito: la cosa più crudele della globalizzazione sono quellu due parole.
"Grazie. Grazie"

martedì 4 novembre 2008

Da M.Jolie a Antoine

"Caro Antoine,
non so se ti ricordi di me, sono quella persona che un giorno ti disse quanto fosse stato bello averti conosciuto.
Ancora conservo quel piccolo oggetto che portasti con te al primo incontro, casuale, ma direi fondamentale. Sono stata una sciocca a non avere avuto pazienza nel decidere ciò che avessi voluto fare dopo quel giorno; forse ora non mi troverei qui a scriverti.
Ricordo ancora il profumo che il tuo collo emanava, la collana col filo nero che circondava la pelle lasciandola leggermente arrossata.
Lo scontro repentino ci ha lasciati un po'sorpresi, ma in fondo quel giorno sarebbe dovuto accadere qualcosa, me lo sentivo.
Pensa che quando sono uscita di casa, quella mattina, ho preso per sbaglio tra le mani una locandina di un Cafè a pochi passi da casa mia, e avevo diciso di recarmi lì per colazione, da sola. Premetto che colazione la faccio sempre a casa. Da lì tutto avrebbe dovuto prendere una nuova forma, non era più la routine di sempre.
Seguo nome e via scritti sul depliant: La Fourmi, 74 Rue des Martyrs (XVIII). Avevo camminato un pochino, circa 15 min per arrivare, e quando ho voltato l'angolo, ecco che c'era qualcuno ad attendermi dietro.
Antoine c'eri tu.
Le tue cose caddero rovinosamente a terra, ti ricordi?
Mi sono davvero sentita a disagio, non sapevo da dove cominciare, e alcuni fogli avevano cominciato a volare via! Fortunatamente il corso di Kick Boxing aveva migliorato un po' i miei riflessi!
Raccolsi le tue pagine e tu le mie, ti vidi colpito da quei fogliacci che tenevo poco prima sotto braccio. Schzzi e scarabocchi, paesaggi, persone e stupidi versi sovrapposti; cominciasti a leggere ad alta voce. Giuro che la cosa mi infastidì non poco. Non si fa così! O sbaglio?!
Nonostante tutto andammo insieme a La Fourmì. Che posto fantastico, perfetto per bere qualcosa o mangiare, con vista sul Louvre, dove si possono sfogliare quotidiani di tutto il mondo. Il posto era molto bello e confortevole, ma la cosa più affascinante era la libreria sul retro. Direi incantevole.
Seduti al tavolo avrei preso un croassant e un succo di frutta, tu invece una fetta di torta con caffè.
Il dialogo cominciò a farsi interessante quando mi dicesti di conoscere diversi esponenti della letteratura contemporanea, gente sentita, e risentita, per la quale nutrivo profonda ammirazione. I nostri numerosi punti in comune mi affascinavano non poco, destavano interesse, ma soprattutto mi colpì l'ambiente in cui ti trovavi ogni giorno. Mi parlasti di artisti, creazioni, immaginazione e filosofia, idealismi e correnti d'arte, muovendo nel mio cervello quelle leve che difficilemnte riuscivo a spostare da un po' di tempo a questa parte.
E sì, avevo davvero bisogno che qualcuno lo facesse.
L'averti conosciuto è stato di profonda importanza, perchè ho capito quale dovesse davvero essere la mia concezione di vita.
La penna che mi regalasti è ancora nella mia agenda, scrivo solo pensieri stupendi.
Devo confessarti che non ho mai provato interesse fisico nei tuoi confronti, ma solo una pura attrazione mentale. Possibile? E' possibile instaurare un rapporto su ciò?
Il motivo per il quale ci siamo salutati e mai più rivisti, credo sia stato perchè quel tipo di rapporto non poteva esistere. Perchè, mi chiedo perchè.
Se sei in grado di darmi una risposta ti prego di farlo al più presto!
Salut...
M.Jolie"

sabato 1 novembre 2008

Miniatura

Esci da una mente poco perfetta per inoltrare l'attenzione su piccoli particolari che colpiscono.
Guardando, tramite minuscole lenti, puoi vedere nelle miniature di un pensiero le vere sfaccettature e sfumature che risiedono nella mentalità di un cervello, che non avresti mai creduto capace di fomentare così tanta fantasia, creatività e senso della vita.
Ogni pennellata diventa incrostazione di una nuova filosofia, più o meno importante, che può dar origine all'intera immagine, o rimanere isolata dal resto.
Apparentemente l'inutilità di una tale microscopia cela la banalità assoluta; ma associando una moltitudine di queste il risultato non sarebbe inosservabile. Da tutto ciò può scaturire la formulazione di un'idea comune nella quale un'intera popolazione può ritrovarsi, senza cadere nel fanatismo e nell'illusione. Concretezza nel perseguire l'idea, valorizzando gli elementi di ogni minutezza che nella complessità spiccano senza sopraffarsi.
Quanta sensibilità occorre per non sbagliare e creare macchie nella piccola tela, non un tremore o disattenzione per non rovinare un'opera alla quale si dedica tempo e pazieinza, dove certi giorni sai di dover completare ma non ci riesci perchè ti manca quella convinzione per continuarla e a volte vorresti addirittura buttare tutto. Il giorno dopo, forse, avrai la consapevolezza che invece le posssibilità di riuscrci ci sono e allora l'opera si conclude.
Un piccolo tassello di noi nello sviluppo di una matrice complessa ma non impossibile.
Dovresti essere soddisfatto alla fine di tutto.

Collaboration