venerdì 28 novembre 2008

ANNA MOLLY_VI_Cap

“Un altro giorno è passato, un’altra apatica presenza di me in questo mondo ha fatto la sua deludente apparizione.
Mi sento proprio inutile, non mi sopporto quando penso queste cose, ma provo questo!
Vorrei solo trovare la forza di reagire. E come se non bastasse odio non essere presa in considerazione da chi mi interessa, che non mostra la minima reciprocità.
Mi basterebbe anche solo conoscerla la persona, senza concluderci chissà che, queste cose le conosco solo io? È proprio vero che “..la vita ti prende soltanto alle spalle…e sei ancora troppo stanco per ricominciare”, non ce la farei mai in questo momento.
Lo stare da sola mi fa fare delle riflessioni lunghe e tristi, di conseguenza mi butto giù pesantemente, senza via d’uscita che possa seriamente liberarmi, ho voglia di qualcosa di nuovo…
Avrei solo voglia di volare, un salto nel vuoto, la mente perduta, non un ostacolo, solo uno schianto per una libertà desiderata e mai raggiunta”.

Anna Molly aveva sempre avuto una fissa per le cose estreme, esperienze per poter misurare le sue possibilità, e cercare di capire i suoi limiti fisici e psicologici. Una sfida contro sé stessa per dimostrarsi che aveva delle caratteristiche uniche e per questo sentirsi meglio.
Cercava scariche di adrenalina che la portassero a provare nuove emozioni che scatenassero ancora la sua voglia di vivere e voglia di vincere la sensazione di vuoto che aveva giorno dopo giorno.
La stupida soluzione era la stessa, lo sfogo improponibile che solo lei nelle sue ore di solitudine conosceva, e allora prendeva la sua “dose” e si liberava.
Tante volte aveva voglia di scappare, addirittura di casa. Non aveva mai preparato le valige, ma faceva delle fughe per ore e non tornava per stare sola, sempre sola e non vedersi.
Molly non aveva mai pensato ad andarsene perché non voleva abbandonare Margaret, sapeva della sua fragilità, dietro quella pseudo autorità che dava a vedere.
Aveva passato dei giorni a sentirsi rifiutata e non considerata, questo la esasperava e dava la colpa solo ed esclusivamente a sé.

“Ho deciso di scrivere perché mi stavo facendo alcune domande su quello che mi sta accadendo, ma sto veramente reagendo alla mia fottuta voglia di deprimermi? Sto veramente facendomi forza per uscirne in modo ormai non più incolume? Le risposte le trovo man mano che passa il tempo.
Sento che devo cambiare questa maledettissima testa che non ha più spazio per crescere ed è per questo motivo che sta male, ha voglia di respirare qualcosa di nuovo e pulito!
Non so cosa mi riserva la vita ma il mio futuro deve cominciare a starmi a cuore perché quello che verrà dopo sarà sempre parte di me. Il mio futuro sono io adesso, devo far tacere questo rumore silenzioso, che ovatta il mio poter fare ciò che voglio!
Fatto sta che il lavoro è lungo e non toglie la necessità dell’ausilio di qualcuno.
mi manca quel senso di voler essere sicuri che c’è qualcuno che ti sta pensando in un certo istante e che vorrebbe esserti vicino. Qualcuno che ti sta nella testa giorno e notte che non vuoi mai lasciar andare.
Tra tutte le conclusioni che ho potuto trarre durante questa mia modesta vita, di certo speravo di non trarne una come questa! Spieghiamo altrimenti non si capisce di cosa sto parlando.
Diciamo che ultimamente non mene sta andando una per il verso giusto, sotto qualunque punto di vista, sentimentale e di studio, e addirittura con il gioco sono sfigata.
C’ho la sfiga nera che mi svolazza intorno! Non una persona che mi caghi, non un esame che venga passato, non un cazzo di solitario che mi venga! Sono proprio tristissima oggi.
Un po’ per il giorno, un po’ perché domani ho un esame ma so già che non lo passerò, a priori, perché tanto con la sfiga che mi ritrovo sbaglio anche nelle cazzate!
Mi sento male, e quando sto male, non rispondo delle mie azioni e faccio quello che non devo quando sono sola.
Non so più cosa fare, tutta la spinta che avevo si sta lentamente spegnendo, non una da parte mia, né da parte di qualcuno che ti dica dai che ce la puoi fare ‘fatti forza che la prossima volta va meglio, dai che tanto sai di esserti impegnata, vedrai che sarà più facile’.
Non una pacca sulla spalla a darti conforto e supporto. Sembra che tutto quello che si racconti, lo si racconti solo per aprire bocca e dare fiato, non sapendo che dietro ogni discorso, c’è un segnale che va colto in qualche modo, che va percepito se si vuole comprendere, aiutare o stare al gioco di quella persona.
Non capisco come questa cosa possa essere tanto complicata, quando a me invece viene praticamente naturale.
La sensibilità spesso è un pregio, ma a me viene solo da sentirla come un difetto e come un peso.
Forse è per questo che intorno a me ho costruito una fortezza impenetrabile, dal momento che se viene abbattuta potrei crollare in tutta la mia fragilità. Ma fino a quando questa sensibilità riamane in me in questo modo, corro sempre il rischio di una implosione, e lo so cadrò dentro, fino al collasso.”

Nessun commento:

Collaboration