sabato 22 novembre 2008

ANNA MOLLY_V_Cap

“Per quale motivo ogni volta che provo a fare una cosa a cui tengo devo sempre sudarmela il triplo degli altri?
Non mi sembra affatto giusto nei miei confronti, maledizione!
Non ho il tempo di pensarla che non appena la metto in atto mi ritrovo la delusione e basta.
Non cerco gratificazioni per quello che faccio, ma solo una semplice riuscita personale, che possa ridarmi un po’ di quella autostima che da tempo non riesco più a vedere due mesi a questa parte.
L’unico conforto è che stando da sola non faccio pesare tutto ciò che ho dentro e quelli che mi stanno intorno, soprattutto quelli di casa ai quali non voglio dare altri dispiaceri.
Purtroppo ho questi stupidi sensi di colpa che ogni tanto tornano a galla e che cerco di sopprimere, ma invano perché loro sono già qui nel momento in cui decido di non pensarci.
Aspetto qualcuno, e sottolineo qualcuno, che possa liberarmi, perché è solo questo potrà occupare la mia mente e scacciare quella malattia che tanto mi affligge, solitudine e depressione.
Forse è quello che cercano un po’ tutti, ma io lo desidero più di ogni altra cosa, dato che il resto delle cose riescono meglio quando sono di buon umore.
Preferirei scappare da me stessa quando mi sento in questo modo, in quanto rischio sempre di farmi del male in queste occasioni di perdita di senno, perché di questo si tratta.
Cerco di fantasticare sulle cose belle che possono accadermi, ma di punto in bianco penso a quelle parti negative di cui sono fatte.
Una parte di me cerca conforto in me stessa, l’altra parte si dimena nel cercare di deprimersi sempre di più, fino a sfociare in quell’orribile e ripetuta vicenda che non sopporto ma che mi fa stare meglio perché mi libera.
Tristemente parlando, ciò mi accade anche ultimamente per mia stupida disattenzione verso la mia persona, che dovrei controllare più severamente di quanto non stia facendo.
Sempre più spesso mi viene la voglia di cominciare a fumare perché mi libererebbe, ma non voglio, perché devo essere forte per me stessa. Ma perché in questo frangente riesco a dire di no e nell’altro lo trovo così difficile?
Perché qui riesco a fermarmi e nell’altro quasi non vedo l’ora che succeda?
Lo so sono terribilmente malata, ma non so come curarmi. Cerco di tenermi impegnata, occupata, ma poi quando mi fermo…ecco che ritornano gli strani pensieri che occultano la mia povera testa e non parlo solo della ragione ma anche del mio stato d’animo, assetato di libertà da questa angoscia straziante.
Finisco sempre col sentirmi meglio, ma peggio allo stesso tempo, perché penso di essermi liberata di un peso, ma che dopo poco si ripresenta.
So che il mio modo di essere potrebbe comportare dei seri problemi nella mia vita sociale, specialmente per quanto riguarda il mio rapporto con i ragazzi, non so perché ma mi rimane estremamente difficile riuscire a coinvolgermi in qualcosa che possa essere qualcosa più di una semplice uscita o due bacetti.
Spesso mi viene da pensare che forse sto meglio da sola, ma poi quando guardo chi è felicemente accompagnato, mi viene una nostalgia, malinconia, odio verso me stessa perché non riesco ad avere quello che hanno loro di così meraviglioso!
Non so, mi capita anche di provare affetto per persone lontane da me, profondo affetto, ma poi quando queste si avvicinano, è come se la cosa si fosse risolta e dopo quel periodo magnifico passato insieme, crolla tutto di nuovo, come se non ci fosse stato nulla, tutto come prima, e giù che crollo di nuovo!
La tristezza mi trascina via e potrei anche morire di depressione nella mente e nello spirito, una sensazione all’estremo delle forze che non dà neppure la spinta di reagire, solo un bisogno di sopprimere tutta quella tempesta di disagi e crisi.”

Anna Molly non aveva mai avuto problemi nelle relazioni con l’altro sesso, anzi ne aveva molti di spasimanti che la reputavano una ragazza affabile, con charm, e a lei piaceva atteggiarsi in quanto tale. Non era una che teneva le distanze, ma certamente badava bene a non fare la prima mossa.
La sua era una tattica che le piaceva, funzionava, ma nonostante tutto non riusciva a trovare una sorta di pace interiore con chiunque la avvicinasse e provasse ad addentrarsi in quell’anima-labirinto.
A volte non si rendeva nemmeno conto di quando stava seducendo qualcuno, la sua audacia nell’intrattenere spingeva chi le stava di fronte a compiere sempre il primo passo per provarci.
Certo a quel punto poteva essere reputata una stronza se non ci stava, ma d’altronde se non avesse dato ad intendere che non ci sarebbe stata si poteva rimanere male al suo NO.
Cercava qualcuno in quel momento ma nemmeno lei sapeva bene chi. Si sentiva abbandonata in qualche modo, e di questo ne soffriva talmente tanto da dover reprimere questa sensazione, per non dare nell’occhio la sua fragilità. Lei doveva essere perfetta, non poteva permettersi una simile distrazione.
Purtroppo la distrazione la commetteva nei suoi confronti, occupando i momenti di depressione con assurde situazioni di autodelezione, non si sopportava quando stava così e l’unico modo per sentirsi meglio, e aggirare l’ostacolo, era prendere la via del cesso.
Alcune volte spariva anche sotto le coperte perché il suo corpo e la sa testa si facevano troppo pesanti per lo sforzo e si addormentava esanime.
Al risveglio stava bene, come nulla fosse successo la vita continuava.
Molly sapeva come distrarsi, ma bastava un minuto per farla ripiombare nella sua paura e insicurezza.
Aveva una semplice creatività che sfoggiava solo per sè stessa. Tutte le sue “invenzioni” rimanevano segregate in camera, non una veniva fatta notare, pensava sempre che fossero terribilmente inutili e impietosamente assecondate.
Cercava sempre un senso per tutto quello che faceva; diceva sempre: “Nulla succede per caso, lo sai?”. Aveva questa convinzione, per qualunque cosa accadesse lei trovava sempre una maledettissima motivazione e le conseguenze positive che potevano portare. Ora che ci penso solo in quel frangente riusciva a vedere un barlume di speranza e chiarezza.

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