venerdì 17 ottobre 2008

ANNA MOLLY _I_Cap

Da un po’ di tempo a questa parte le cose per Anna Molly si stavano complicando.

Aveva sotto le sue mani la vita che scorreva senza che lei ne fosse abbastanza padrona, gli studi, lo sport, gli hobbies, si creava tutto troppo veloce senza lasciarle il tempo di assaporare i momenti.

Una sera, tornando a casa dopo gli allenamenti cercò di ricordare cosa avesse fatto dalla mattina fino a quel momento, e la sua mente era come se rifiutasse di arrivarci. Niente, non le era rimasto nulla in memoria, nemmeno il nome di quel ragazzo un sacco carino che le si era presentato nel primo pomeriggio.

Non capiva benissimo cosa le stesse succedendo, per la testa ne aveva sempre una da fare e mille a cui pensare.

Aveva una voglia matta di cambiare il mondo, come se avesse avuto per le mani una splendida bacchetta magica. Sapeva che sarebbe stato impossibile, ma per lei bisognava almeno tentare in tutte le cose: prima capire come funzionassero, poi adeguarsi ed agire di conseguenza.

Molly era una ragazza socievole, senza pretese dalla vita che faceva, ma sicuramente abbastanza sognatrice ed ambiziosa da farle desiderare il meglio per sé stessa. Il suo difetto era quello di immaginare il suo futuro in tutto e per tutto, quando forse sarebbe stato meglio vivere giorno dopo giorno e capire il presente. Diceva che se non si sapeva immaginare sé stessi a distanza di anni non si poteva vivere una vita soddisfacente, anche nell’imprevedibilità. Progettare ma senza eccedere nell’idealizzare un futuro irrealizzabile.

Alcuni giorni prendeva in mano il suo piccolo libro bianco e scriveva:

“In momenti di assunta astinenza

pervado i miei sensi con assidua indifferenza

fino a quando non capisci che è il momento di tentare.

Tentare di cambiare un qualcosa che ti appartiene,

tentare di sentire le emozioni che non hai mai provato,

tentare di posare lo sguardo su ciò che fin'ora era sconosciuto.

Provo a curiosare tra le quattro storie della mia vita

per capire cos'ho sbagliato,

per non cadere nello stesso errore.

E allora riscopro quello che mi era parso vano ed inutile fino a quel momento,

mi riapproprio della mia sensibilità e disagio in certe situazioni,

le trascrivo su carta per non dimenticarle,

ma so che prima o poi bruceranno come sapori di una notte d'estate.

Aspetto che le luci calino, la musica si alzi e il mondo si svegli,

aspetto che tutti abbiano modo di rendersi conto che vale la pena di

Tentare di cambiare un qualcosa che ti appartiene,

tentare di sentire le emozioni che non hai mai provato,

tentare di posare lo sguardo su ciò che fin'ora era sconosciuto”.

Per lei erano semplici parole buttate giù in un momento di sfogo letterario, le piaceva tenerle lì e rileggerle quando ne avesse avuto voglia.

Si trovava spesso da sola, non per sua scelta, o forse sì, ma a volte voleva avere spazio solo per sé, un po’ egoista nel negare la sua mente agli altri.

Non si sentiva a suo agio, per un periodo credeva fosse solo colpa sua se non riusciva ad avere una vita come gli altri.

A volte si comportava in modo strano, i suoi occhi diventavano tristi, lo sguardo si assentava e chiunque la incontrasse le chiedeva cosa avesse, ma nemmeno lei sapeva darsi una risposta.

Un giorno prima di uscire di casa, si diede un ultimo sguardo allo specchio, e notò come le sue espressioni facciali fossero sempre le stesse, una mimica che ormai era diventata la sua maschera.

Cominciò ad avere cattivi pensieri sulla sua personalità, carattere, come mai le rimanesse così difficile aprirsi agli altri, perché non riusciva a dimostrare loro tutto quello che aveva dentro, che valeva molto di più di quello che appariva.

Le sue amicizie erano belle, chi le stava accanto le ha sempre voluto bene per quella che era anche se non la capivano, ma lei era così e non cercavano di cambiarla.

Chi la conosceva da un po’ diceva che era “una ragazza particolare, non se ne trovano come lei, è simpatica, carina, ma non si sa mai fino a che punto prenderla sul serio e a che punto ci si può spingere!”.

Forse tutta quella particolarità era solo una semplice impalcatura difficile da smontare per sorreggere una fragilità che non doveva essere assolutamente intaccata, altrimenti sarebbe crollato l’equilibrio con cui si controllava.

Anna Molly aveva paura per la sua incolumità sentimentale.

Da quel punto di vista aveva sempre cercato di essere poco reperibile, mostrare poco di sé, svelare quel tanto per far avvicinare qualcuno per un contatto fisico, ma senza imbarcarsi in atteggiamenti e situazioni che avrebbero potuto danneggiarla psicologicamente; così abbandonava per prima.

A piccole dosi si concedeva delle storie alternate ad uscite occasionali, senza sbilanciarsi si accontentava e sopravviveva.

Dopo un po’ di tempo questa condizione aveva cominciato a pesarle, ma ormai era diventata un’abitudine ed era difficile uscirne.

Il fatto di voler cambiare a tutti i costi le fece crescere l’insicurezza verso le cose, la sua autostima non era più quella con la quale affrontava ogni giorno. Più andava avanti più aveva la sensazione che così com’era non andava assolutamente bene.

Nessun commento:

Collaboration